domenica 14 agosto 2016

"Prima non conoscevo le stagioni."

Oggi vogliamo riproporvi il post di " Cose da V " , buona lettura!




Impressioni da cani.



Prima non conoscevo le stagioni.
Dico davvero.
Non erano altro che un cambiamento che io non percepivo e che qualche chiacchiera mi ricordava. Passavo dal caldo al freddo senza neppure coglierne le sfumature, sottili e quasi impalpabili. I colori vivi sbiadivano, le foglie bagnate farsi poltiglia e poi seccarsi, si sgretolavano sotto ai miei piedi e io noncurante vivevo, non ne capivo la meraviglia, se piangevo era solo per i miei problemi, mai per l’incanto.
I rumori non riuscivano a scuotermi, semplicemente li ignoravo, assuefatta com’ero dalla mia sola presenza, soffocavo nel mio ego, nella noia di quattro mura. Uscivo ma non capivo, la bellezza c’era e io ci passavo sopra, con una sgarbata indifferenza.
Passavano le giornate di una monotonia che mi opprimeva, non concedevo aria buona ai miei polmoni e quando lo facevo non riuscivo ad apprezzare.
Preferivo la città, il paese era una realtà stupida, l’odore dell’estate in campagna mi faceva arricciare il naso.
Se pioveva di certo non mettevo il naso fuori, se calava il gelo come un manto, fuori, ricopriva il giardino e se lo teneva stretto, una coltre di ghiaccio che neppure notavo, me ne stavo appiccicata alla stufa, il caldo dell’ozio che quasi mi dava la nausea e io non me ne accorgevo.
Ora ho imparato a bearmi del vento, non ho neppure bisogno di abiti troppo pesanti se esco d’inverno, perché mi muovo veloce, lascio che l’aria gelida graffi le guance, quasi buca la pelle quel freddo invernale, sotto i rami nudi che pulsano, me ne sto al centro, fisso il cielo con incredulità, tutto mi stupisce, lacrime rigano il mio volto che appena si arrossa per il gelo e l’emozione.
Sono io e riesco a sentirmi, mi ascolto e non mi basto, i miei occhi divorano ogni angolo, mai sazi, rifaccio la stessa strada mille volte, d’estate, d’inverno, non è mai la stessa e questo mi rassicura.
Ho sprecato tempo e ora ricompenso i vuoti che ho creato in passato con immagini che mozzano il fiato, che quasi fanno male per la forza con cui si scontrano, sono lì, mi vedo, mi muovo, sono più viva che mai.
Perché ci sono, finalmente? Perché mi sento?
Piove, dove vai? Esci con questo tempo?
Non aspettavo altro che la pioggia, per uscire da qui. Vedi? Non c’è nessuno da raggiungere, ci sono io, porto in giro la mia umanità, la mischio al passo veloce della bestia, quasi farei a cambio per potenziare i miei sensi.
E giorni fa c’era il sole e io l’ho visto, ho visto l’acqua brillare e chissà che cosa ci sarà domani? Farò attenzione al cambiamento, giorni fa il sole, poi il diluvio e potrò dire di esserne stata protagonista.
Prima ero cieca, annoiata da quei luoghi. Ora ho una scusa per non restare ferma, per accelerare il passo e godere la pace che cambia colore ad ogni stagione. Oggi è il fresco a darmi sollievo, domani saranno i raggi del sole quando si scappa dall’ombra.
Devo ringraziare il mio cane, sembra stupido e forzato ma è così, prima le stagioni si alternavano e io non lo sapevo, ora ci sono dentro del tutto, ieri c’era la frutta domani gli alberi saranno spogli e soli, ieri grondavo di sudore, domani avrò la pelle d’oca per il freddo, ora ci sono dentro del tutto.
Perché devo ringraziarlo?
Perché devo portarlo fuori per forza, perché non parla, sono da sola in quei posti magici ma non del tutto, la sua presenza non mi impedisce di ascoltarmi. Che faccia freddo o caldo non fa differenza, mi concedo e gli concedo uno spazio in quei posti, ogni stagione la vivo con un’intensità di cui prima ero all'oscuro.


E' vietata la riproduzione del testo, o parti di esso, e delle immagini, questa volta non sono di nostra proprietà ma ci sono state gentilmente concesse da " Cose da V".

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